
La blockchain salverà l’economia del Venezuela?
Alessandro Bocchio
La situazione economica del Venezuela è disastrosa, su questo non ci sono dubbi. Il valore della moneta locale ha raggiunto livelli bassissimi, e molta gente si è vista costretta a cercare delle alternative visto il disastro finanziario che sta colpendo milioni di famiglie. Tuttavia, nonostante la pesante crisi, in questi mesi si è verificato un picco massimo storico per quanto riguarda i cambi tra Bolivar e Bitcoin.
Questo picco storico ha provocato un fenomeno a catena che si può identificare con una vera e propria corsa al Bitcoin. Nel frattempo, le notizie che provengono dal Venezuela sono molto gravi: il clima è estremamente buio tra oppressione, miseria e inflazione. Il caso di questa nazione è uno dei più drammatici che la nostra storia abbia registrato, e si può allargare anche alla sfera sociale e istituzionale. A dimostrazione di questo, il PIL venezuelano si è dimezzato durante il primo mandato presidenziale di Nicolas Maduro. Gli effetti della crisi hanno colpito diversi settori: petrolifero, produzione manifatturiera e ovviamente mondo finanziario, oltre che provocare un’ iperinflazione che secondo il Fondo Monetario Internazionale ha raggiunto il 1.000.000 % .
In tutto questo, però, c’è qualcuno che ha trovato un’alternativa. Questa è la storia di Carolina Soto (nome fittizio), che con la sua famiglia ha deciso di utilizzare la blockchain per provare ad uscire da questo mare in tempesta. (Vi avevamo raccontato qui la storia di Pepe the frog) Abbiamo avuto la possibilità di farci raccontare la sua storia.
Ciao Carolina. Raccontaci chi sei, da dove vieni e un po’ del tuo passato.
Il mio nome è Carolina, sono nativa di San Felipe nello stato di Yaracuy, sposata e madre di due bambini, uno di 4 anni e una di 2. Non ho fatto l’università perchè ho deciso di passare le mie giornate ad occuparmi dei miei figli ed educarli. Sono cresciuta in una famiglia di umili origini ma con grandi valori e principi, e che mi ha trasmesso la voglia di emergere.
Com’è cambiata la tua vita negli ultimi due anni? La situazione politica ha influenzato la tua situazione famigliare?
Si, parliamo di due anni fa. La situazione ci influenzò molto, potevamo appena mangiare giornalmente, poche volte avevamo accesso a vestiti, medicine, viaggi, accessori. Viviamo in un appartamento ancora non strutturato alla perfezione, ma fino alla cancellazione di Pepe nel 2017 potemmo guadagnare qualcosa per comprare elettrodomestici, vestiti e altre cose. Tutto ciò non durò molto tempo: quando chiuse, tutto si abbassò di valore, e parte di questo XCP costava 70 dollari: tenevamo tutto salvato in XCP e Pepecash, senza renderci conto che tutto si stava assestando.
Quello che però sappiamo da fuori è che una parte di popolazione sta dalla parte di Maduro, ma i giovani protestano. Qual è la tua opinione a riguardo?
E’ vero, c’è una parte di popolazione ignorante, che non ha studiato e crede nei racconti giornalieri del presidente. Alla maggioranza piace il controllo sociale perchè è conformista, e mentre molta gente è emigrata per cercare una migliore qualità di vita, tanti altri sono rimasti qui senza importarsene dello sviluppo vero della propria nazione. Le persone hanno più che altro paura, e giustizia sarà fatta quando verrà dato nome e cognome ai colpevoli di tutti quegli omicidi nei confronti di giovani venezuelani avvenuti dal 2014 al 2017.
Come avete scoperto le criptovalute e che ruolo ha giocato la blockchain nella tua vita?
Ho scoperto le criptovalute grazie a mio marito, che a sua volta le scoprì grazie al suo amico Marvin, e fin da quel momento tutta la famiglia è stata a conoscenza di questo mondo. In Rarepepe abbiamo diverse attività digitali e alcune appartengono a mia suocera, ai miei zii, a mia nipote, mia cugina, e tutto ciò ci aiutò (a ci aiuta) per guadagnare denaro extra per pagare cibo, vestiti, accessori e materiali di prima necessità. Questo mondo ha giocato un ruolo fondamentale nella nostra vita, perchè ci da la possibilità di studiare trading, vendere opere d’arte e disegni ai membri della comunità, organizzare nuovi progetti.
Rarepepe nacque come esperimento, però persone come voi e altri venezuelani hanno sfruttato questo mondo per crescere. Avresti mai immaginato uno sviluppo del genere della blockchain?
All’inizio non pensavamo che una persona avrebbe potuto pagare fino a 100 dollari per un’ opera digitale che si può reperire in formato PNG o JPJ sul web. Ci costò molto credere in questa cosa, e ancora di più riuscire ad avere un attività sulla blockchain la quale iscrizione costava intorno ai 50 dollari. Ovviamente non avevamo questi soldi, ce li siamo dovuti far prestare dal nostro amico Marvin. Dopo tanto tempo di studio e approfondimento, abbiamo capito che nell’arte “blockchainizzata” c’è davvero tanto potenziale.
Il vostro amico ed esperto informatico John Villar è un tecnico, uno che mastica codici. Che ruolo ha giocato per persone come voi e Marvin?
Fu di grande aiuto, nel senso che accettò la nostra proposta di viaggiare fino a casa nostra per condurre delle conferenze su questa nuova economia digitale e sulle forme legittime di acquistare criptovalute. Ci ha insegnato a non cadere in inganni, ed è stato sempre appoggiato ed accompagnato da un certo Jaime Sandoval, specialista di blockchain.
Cosa immaginate per il vostro futuro e per quello del Venezuela? Molti parlano di un intervento degli Stati Uniti…
A nostro parere, visto che il Venezuela è una specie di protettorato cinese e russo, si allontana ogni possibilità di vedere un intervento americano. La mia più grande paura è quella che arrivi il momento in cui tutto questo non sarà più utile per sopravvivere: mio marito fa quello che può, acquista su Binance nonostante l’argomento sia ancora molto complicato, si tratta di guadagnare un 10 o 20% di uno stipendio mensile.
Noi vediamo nella criptoarte e nella blockchain un modo nuovo per liberalizzare un sistema e dare maggiore potere agli artisti. Cosa ne pensi?
La criptoarte è sicuramente un buon modo per crescita e libertà finanziaria. Mio marito tutt’ora realizza numerose opere di grafica per la comunità, solo che non gli piace farsi pubblicità perchè non è giusto finire a “rubare” i clienti alle persone che ci hanno inserito in questo mondo per sopravvivere alla crisi economica. Il nostro obiettivo è guadagnare denaro attraverso la quantità minima di clienti che abbiamo. Questi comprano da noi perchè hanno visto le nostre opere e gli sono piaciute, anche se mantenere questi clienti è difficile soprattutto dal punto di vista della qualità di internet. Pensa che, qui in Venezuela, è una fortuna avere anche quella ma soprattutto averla di una buona potenza. In media la sua frequenza viaggia a 0.5 Mbit al secondo.
Ora che gli scienziati hanno bloccato le pubblicazioni riguardo alla blockchain, stai continuando a creare arte online?
Noi facciamo così: creiamo arte per venderla a varie comunità come Bitcorn e Kaleidoscope, ma non ci sono opere certificate con il nostro nome. A volte non si recupera l’investimento, altre volte riceviamo critiche, ma noi vogliamo solo lavorare. Non accettiamo regali: un giorno un utente mi propose 200 dollari in regalo per il semplice fatto che ero del Venezuela, ma io non accettai: in cambio, piuttosto, gli offrii la collezione di opere per Bitcorn del valore di 200 dollari. Così è un buon affare, non il contrario. L’importante è fare uno scambio, non bisogna approfittare delle disgrazie economiche per fare l’elemosina. Questa visione comune è servita a mantenere pulito il nostro nome, soprattutto con le persone che pensavano fossimo dei truffatori. Noi vogliamo solo guadagnare per vivere degnamente, e questo le persone lo hanno capito.
Allo stesso tempo, io e mio marito abbiamo in mente un progetto di vendita di alcune magliette e accessori dedicati a Pepe the frog. Dobbiamo ancora discutere meglio dello sviluppo, abbiamo già in mente logo e già pronto qualche prototito, e speriamo che la comunità ci appoggi per far crescere ancora di più questa idea.