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Trap, cantautorato e indie rock: quanto è cambiato il panorama musicale italiano

Oggi il mercato della musica italiana è radicalmente cambiato. Non lo diciamo noi, ma quelle migliaia di copie vendute quotidianamente da artisti appena nati che fanno strage di cuori tra teenagers e ventenni (e non solo).

Trap, cantautorato e rock indipendente: cosa è successo al panorama musicale italiano e perché il pubblico sta andando sempre di più verso queste tre direzioni?

Da qualche tempo, ormai, hanno preso piede nel mercato discografico nazionale artisti che raccontano la vita di tutti i giorni e lo fanno in un modo diverso da ciò che è stato proposto da dieci anni a questa parte. Il mercato sta cominciando a globalizzarsi del tutto, e in funzione di questo anche la musica sta aprendo i propri orizzonti verso nuovi lidi internazionali e più inclini alla pop culture d’oltreoceano.

Non a caso, oltre a queste tre nuove correnti che stanno sfondando in Italia, c’è anche il reggaeton, genere musicale di origine sud americana che strizza l’occhio alle generazioni più giovani ed è il pane fresco per ogni discoteca di provincia che si rispetti. Anche lo stesso rap si è evoluto, trasformandosi dal classico hip hop di periferia a quello più melodico e strettamente pop dei centri città e delle “borgate” più ricche che inneggiano all’edonismo più sfrenato e all’amore per la vita.

Discorso simile vale per la trap, sottogenere entrato nei confini italiani da pochi anni ma che scalda gli animi di chiunque si sia avvicinato alla scena hip hop contemporanea solo di recente.

 

Gli esempi più significativi di questo “new world” sono sicuramente Sfera Ebbasta e la Dark Polo Gang (che spiccano anche come vere e proprie fashion icon), i quali sono riusciti a crearsi un seguito pazzesco e vendite/views che raggiungono livelli davvero importanti. Punti di riferimento statunitensi di questo change improvviso sono Gucci Mane, Travis Scott, Tyga, Duke Montana, Juicy J e Migos. In tutto questo, se non avete (ancora) ascoltato il terzo album della DPG Trap Lovers, non vi siete persi molto bitches.

Oltre a questi due “capostipiti della trap italiana”, nel gigantesco mondo dei sottogeneri dell’hip hop contemporaneo italiano possiamo trovare nomi quali Carl Brave x Franco 126, Ghali, Tedua, Achille Lauro, Drefgold e Capo Plaza. Tutti partiti dalle periferie e arrivati al centro del mondo, con tanto seguito e singoli venduti.

Altro genere che ha fatto la voce grossa in modo alquanto veloce è il cantautorato indie. Dalle calde sponde degli Stati Uniti californiani e dell’umida Gran Bretagna, il genere indie rock è forse da diversi anni il sottogenere del rock che attira di più le giovani generazioni e garantisce maggiori vendite e followers rispetto al rock tradizionale.

 

In Italia questo genere è entrato nei cuori di un pubblico molto vasto, facendo le fortune di artisti come Calcutta, i Thegiornalisti, Levante, Brunori Sas, Cosmo, Ex Otago.

 

Il successo di questo genere ha fatto sì che diventasse qualcosa di più di semplice rock indipendente, entrando a tutti gli effetti nella scena pop nazionale e sfondando le classifiche di tutte le radio.

Un mondo cambiato notevolmente,

 

che ha visto la nobile caduta di artisti storicamente molto apprezzati, ma forse poco considerati dalle generazioni che preferiscono più cattiveria e sincerità rispetto all’ amore e alla sinfonia dell’interpretariato italiano tradizionale. Raccontando la vita di tutti i giorni (anche se in modo particolarmente semplice e superficiale) a chi la vita di tutti i giorni non piace, infatti, questi artisti hanno avuto il merito di entrare nella testa del pubblico facendo immedesimare quest’ultimo nel loro status quo e nel loro stile di vita in una maniera (apparentemente) semplice. Il mercato musicale è cambiato, ma purtroppo (o per fortuna) siamo cambiati anche noi.